Per l’utilizzazione a fini culturali di edifici demaniali

 

  

Il Gruppo dei Romanisti, l’Associazione Italia Nostra – Sez. di Roma, l’Associazione Amici dei Musei di Roma e l’Archeoclub di Roma esprimono viva preoccupazione e contrarietà per la ventilata alienazione di immobili di proprietà statale (Palazzo dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in Piazza Verdi e il Palazzo del Servizio Geologico Nazionale in Largo S. Susanna) e comunale (Palazzo dei Musei in via dei Cerchi) di particolare pregio per dignità architettonica e centralità.

 

                Pur comprendendo le attuali esigenze finanziarie, e senza essere pregiudizialmente avversi ad esse, riteniamo che la vendita di questi importanti edifici costituirebbe la perdita di un’occasione irripetibile per provvedere ad alcuni gravi problemi di carattere culturale della nostra Città.

 

                E’ infatti da ricordare che vi sono a Roma:

  •          Importanti Musei statali con sede in locazione (ad esempio il Museo d’Arte Orientale, il Museo Preistorico-Etnografico “L. Pigorini”, il Museo delle Tradizioni Popolari, il Museo dell’Alto Medioevo);

  •          Biblioteche costrette in ambienti insufficienti ad accogliere sia le loro collezioni che gli studiosi ed Archivi impossibilitati a ricevere ulteriori versamenti di documentazione (ad esempio la Biblioteca Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte che versa in condizioni gravissime, l’Archivio Storico Capitolino);

  •          Cospicue collezioni storico-artistiche celate nei depositi e precluse alla fruizione pubblica per la perdurante mancanza di idonei spazi espositivi (ad esempio la Collezione Numismatica di Vittorio Emanuele III, l’Antiquarium Comunale, la Forma Urbis Romae);

  •          Enti pubblici di ricerca in locali presi in affitto, con rilevanti biblioteche specialistiche non accessibili al pubblico per carenza di spazi (ad esempio l’Istituto CNR di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico, l’Istituto CNR di studi sulle civiltà dell’Egeo e del vicino Oriente).

 

Riteniamo che i palazzi di cui si progetta l’alienazione sarebbero idonei a risolvere alcuni almeno dei casi ricordati, offrendo soluzioni valide e vantaggiose sotto il profilo sia economico che della dignità di Roma e delle esigenze della cultura.

        Rivolgiamo pertanto un pressante appello a tutte le competenti Autorità affinchè, dismessi i progetti di alienazione, vogliano destinare e/o mantenere gli edifici a sedi di Istituzioni culturali pubbliche.

        In questa prospettiva auspichiamo in particolare l’istituzione presso l’immenso palazzo dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in Piazza Verdi del Museo della Moneta (secondo il progetto elaborato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma ed approvato dal competente Comitato di Settore del Ministero dei Beni Culturali) e il trasferimento nel Palazzo stesso della Biblioteca Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte.

   

 

                Roma, marzo 2004

 

 

Gruppo dei Romanisti

 

Italia Nostra – Sezione di Roma

 

Amici dei Musei di Roma

 

Archeclub di Roma

 

 

 


 

 

Una casa per la preziosa Biblioteca nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte

 

 

 

            L’esigenza di disporre di una biblioteca specializzata di alta cultura archeologica e storico-artistica, che già nel lontano 1922 indusse il Ministero della Pubblica Istruzione (allora  competente) ad istituirla presso la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, si è fatta nel tempo sempre più avvertita con l’intensificarsi degli studi nello specifico campo, strettamente connessi alla progressiva crescita di interessi suscitati dalla sempre più diffusa consapevolezza del valore e della funzione del patrimonio culturale italiano, europeo e mondiale.

            La Biblioteca dispone, come noto, di collezioni di straordinario valore, costituite da donazioni importanti, quali quelle del Ruffo e del Lanciani, del Ricci e del Giglioli, nonché da acquisizioni dello Stato, tra cui la raccolta dei disegni del Valadier e di musiche e disegni di Salvator Rosa.

            Il patrimonio librario, costituito da centinaia di migliaia di volumi, tra cui importanti manoscritti, incunaboli e disegni, quali quelli della citata collezione Lanciani, continua annualmente ad incrementarsi, anche per l’apporto degli scambi bibliografici internazionali.

            Ma una così pregevole ed utilissima Biblioteca continua ad aspettare, da anni, una sua organica collocazione in una sede finalmente idonea alla tutela e valorizzazione dei suoi importanti fondi bibliografici, sempre più richiesti per la consultazione da studiosi che, per le proprie ricerche, troppo frequentemente si vedono ora costretti a rivolgersi ad Istituzioni straniere.

            La sede di Palazzo Venezia, in cui la Biblioteca, sfrattata dal regime fascista nel 1939, è tornata nel dopoguerra, per quanto centrale e prestigiosa, denuncia da anni gravissime carenze di spazio che ne pregiudicano irrimediabilmente il funzionamento e che impongono, ormai, soluzioni di estrema urgenza (peraltro più volte proposte, ma mai concretamente affrontate).

            E, pertanto, il Gruppo dei Romanisti, costituito per la cura dei problemi culturali della Città di Roma, sollecita pressantemente il Governo, e in particolare il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, ad esaminare con urgente e premurosa cura la grave questione, perché un Istituto di siffatta rilevanza culturale sia finalmente messo in grado di assolvere al meglio ai suoi compiti specifici, anche in relazione alle responsabilità e agli obblighi che ha il nostro Paese nel contesto nazionale ed internazionale, per la preziosa entità qualitativa e quantitativa del suo patrimonio di cultura.

 

 

 

                Roma, aprile 2005

 

 


 

 

 IL GRUPPO DEI ROMANISTI

 

preso atto del voto unanime del Consiglio Comunale di Roma che la Stazione di Termini venga ribattezzata con il nome del compianto Pontefice Giovanni Paolo II;

    pienamente consapevole che la statura personale e storica del Papa defunto merita gli si eriga una degna memoria in Roma;

    contrario peraltro, come è sempre stato, al malvezzo di mutare i nomi storicamente consolidati dei luoghi;

    rilevato che già in un lontano passato un Ministro dei Trasporti, non romano, propose di mutare in quello di "Roma Centrale" il nome di Roma Termini, nella convinzione che quest'ultimo si riferisse al carattere di testa di linea dell'impianto poiché i treni vi terminavano, e che la proposta venne subito bocciata dai competenti;

    ricordando che Termini è nome più che millenario del luogo ove è sorta la stazione ferroviaria e che esso deriva dalle Terme per antonomasia, le grandiose Terme di Diocleziano che si mostrano in tutta l'imponenza delle loro strutture a chi arriva a Roma per ferrovia;

    auspica che venga ora e sempre salvaguardato lo storico nome Stazione di Termini, che non ha paragoni in alcuna città al mondo, e che per onorare la memoria del compianto Pontefice siano assunte altre e più meditate iniziative.

 

 

                Roma aprile 2005

 

 


PER UNA STELE AD ANTONIO MEUCCI

 

Il GRUPPO DEI ROMANISTI

 

  • nel prendere atto che una serie di avvenimenti e di iniziative ha in questi ultimi anni opportunamente onorato la memoria di Antonio Meucci (1808-1889), l'inventore del telefono;

  • ricorda in particolare la risoluzione 269, votata l'11 giugno 2002 dalla Camera dei Rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti d'America, con la quale è stata finalmente riconosciuta ufficialmente ad Antonio Meucci la priorità  nell'invenzione del telefono;

  • rammentate altre recenti iniziative per onorare la memoria di questo insigne italiano: dall'emissione di un francobollo commemorativo (28.5.2003), alla lapide posta in Santa Croce a Firenze per iniziativa di quella Amministrazione Comunale (13.4.2004), al filmato televisivo sulla vita dell'inventore (Raiuno, 28-29.3.2005);

  • considerato che in Roma esiste una piazza intitolata ad Antonio Meucci, facente angolo con il Lungotevere degli Inventori e con l'inizio di Via della Magliana;

 

INVITA IL SINDACO DI ROMA

 

ad erigere nella piazza intitolata ad Antonio Meucci una stele od altro opportuno monumento che tramandi e onori la memoria di questo grande italiano, coinvolgendo eventualmente in questa iniziativa le società telefoniche che dall'invenzione di Antonio Meucci traggono lauti profitti.

 

Roma febbraio 2006