Giuseppe FAMMILUME    (Pollenza 1896 - Roma 1952)


di Emiliana Ricci

Biografia

Giuseppe Fammilume nacque a Pollenza in provincia di Macerata il 18 marzo 1896 da Francesco Fammilume e da Zenaide Tamagnini. Apprese i primi rudimenti dell'arte grafica da Giuseppe De Angelis, scultore maceratese e da Amleto Montevecchi, pittore romagnolo. Si diplomò alla Regia Scuola dell'Arte di Macerata; trasferitosi a Roma frequentò l'Istituto Superiore di Belle Arti e contemporaneamente l'Accademia Inglese per lo studio del nudo e il Museo Artistico per gli stili. Allievo del Pauri, apprese la tecnica della pittura parietale e della tempera; in seguito, sotto la guida di Biagio Biagetti, direttore del Laboratorio di Restauro del Vaticano e delle Gallerie Pontificie, di cui divenne il prediletto nella cerchia dei suoi collaboratori, si perfezionò nell'arte della decorazione murale.

L'esordio dell'artista nel campo della pittura avvenne nel 1922 con la decorazione della Cappella nella Villa del Seminario di Macerata. Dal gennaio del 1923 lavorò presso il Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani, dapprima come aiuto restauratore e, dal 16 marzo del 1933, come restauratore, dove rimase in servizio fino al 19 febbraio 1952, data della sua morte. Restaurò in collaborazione con il maestro Biagetti nel 1923 la volta centrale, dipinta da Francesco Mancini (1679-1758), nella Basilica della Madonna della Misericordia di Macerata.

Nel 1927 gli venne affidata la decorazione della Sala degli intervalli dell Teatro Comunale di Pollenza, in cui rappresentò con maestria pittorica il soggetto prescelto L'apoteosi delle arti belle, armonizzandolo con la grande volta dipinta, ricca di composizioni di carattere settecentesco di scuola napoletana e ornata da otto medaglioni allegorici di Annibale Brugnoli, autore dell'affresco della volta (1880) del Teatro dell'Opera di Roma. Partecipò poi nello stesso anno alla Mostra Internazionale Francescana di Assisi.

Nel 1929 progettò e diresse il restauro della Cripta della Badia di Rambona, nel comune di Pollenza, di cui diverrà Conservatore Onorario con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione (25/6/1929); nel 1938 scrisse l'interessante monografia La Badia di Rambona per valorizzarne gli aspetti storici ed artistici. Fra i numerosi restauri si ricordano inoltre gli importanti interventi nella Cappella Sistina, nella nuova Pinacoteca Vaticana e soprattutto nella cappella Paolina in Vaticano, dove restaurò l'affresco della Crocifissione di San Pietro, ultima opera di Michelangelo.

Negli anni 1943 - 1944 disegnò l'altare maggiore della chiesa romanica di San Michele in Treia, che fu poi eseguito in terracotta dal ceramista Raul Bortoloni, e restaurò e decorò con la collaborazione del pittore Nicola Angelelli la piccola chiesa di Santa Maria in Selva nella stessa città; dal 1945 al 1946 progettò, ne diresse la costruzione ed eseguì la decorazione, con chiari rimandi rinascimentali, la cappella del Santo Patrono nella Cattedrale di San Severino nelle Marche, in occasione della ricorrenza del XV centenario della morte dell'omonimo Santo, e che è considerata dalla critica una fra le sue migliori opere. Il nucleo pittorico principale eseguito dall'artista pollentino è costituito da una serie di medaglioni in cui sono raffigurate le vicende della vita di San Severino, collocati sotto la neoclassica trabeazione, tra le paraste che modulano le pareti della cappella.

L'ultima opera che realizzò nel paese natio è la Cappella dedicata ai Caduti di tutte le guerre nella Collegiata di San Biagio.
Egli inoltre fu socio dell'Accademia dei Catenati di Macerata e fondatore della Corporazione del Melograno (1925), alla quale delegò la custodia del Museo di Memorie Patrie Pollentine, il cui patrimonio costituito da opere artistiche, reperti archeologici, documenti storici o legati al folclore si deve all'appassionata e paziente ricerca dell'artista.

Fammilume partecipò a numerose esposizioni collettive e personali in Italia e all'estero, una delle quali ebbe luogo in Argentina presso la Casa dell'Arte - Galeria Cavallotti, Juncal 1052, di Buenos Aires.
Il nucleo di opere esposto alla mostra, inaugurata il 12 maggio 1951, era costituito da 17 acquerelli e 40 disegni e monocromi con vedute di Roma, di alcune città delle Marche e vari altri soggetti.

Grande successo di pubblico e di critica riscosse la serie degli acquerelli e disegni che ritraevano i Borghi Vaticani esposta alla Mostra Artistica Documentaria degli Scomparsi Borghi di San Pietro dal 21 al 29 maggio 1949, presso la sede del Pio Sodalizio dei Piceni, in piazza San Salvatore in Lauro. L'intera serie degli acquerelli sulla demolita Spina dei Borghi, viva e luminosa testimonianza di una caratteristica zona della Roma scomparsa, venne acquistata dal Comune di Roma per arricchire la documentazione sulla Roma sparita del Museo della città.

Il Comune di Pollenza nel 1985 allestì presso il Palazzo Civico una mostra che comprendeva una selezione degli acquerelli della raccolta sui Borghi scomparsi, concessa in prestito dal Museo di Roma, e nel 1996 - 1997 ne organizzò un'altra per celebrare la memoria dell'artista nella ricorrenza del centenario della sua nascita.