L archivio
" Chi non ha un passato
non può neanche avere un futuro "
Della GRANDE STORIA della confraternita è testimone lampio archivio, giunto fino a noi sostanzialmente intatto. E conservato nell Archivio storico del Vicariato di Roma, posizione 154-156, tranne due buste finite nellArchivio di Stato di Roma. Si ritiene che lo spostamento sia avvenuto intorno ai nostri anni 70 per timore forse che il fondo andasse disperso. Questo ha reso difficile purtroppo ai confratelli laccesso immediato alla loro principale fonte di informazione ed è stato anche motivo, negli ultimi anni, di perdita di cultura sul proprio passato, ed in parte anche di identità.
E probabile che già al tempo del Bevignani, circa 1910, il fondo fosse sostanzialmente ben tenuto e ordinato, se lautore potè citare una larga messe di documenti con relativa segnatura archivistica: egli stesso ricorda gli archivisti che lo soccorsero nelle sue ricerche, ed in particolare Gioachino Carcani che, alla fine dellOttocento, "con zelo attese allinventario de documenti serbati nellimportante archivio".
Dopo quegli anni larchivio dovette cadere in abbandono, cosa che comportò anche la manomissione della serie e sicuramente qualche dispersione.
Soltanto recentemente, nella metà degli anni 80, ad opera delle Dott.sse Maria Chiabò e Luciana Roberti e sotto la direzione del Dott. Luigi Fiorani, tutti specialisti del settore, ha potuto vedere la luce, dopo tre anni di lavoro, linventario dei documenti, con la pubblicazione del catalogo che ne rende almeno possibile la ricerca ed il recupero nellarchivio.
Lo stato di conservazione dei materiali archivistici è sostanzialmente buono. Le sezioni vanno dagli atti ufficiali e istituzionali, ai documenti associativi, ai registri amministrativi e contabili, allassociazione dei cadaveri, alle aggregazioni delle confraternite. La sezione più rilevante come fonte di notizie storico sociali è certamente la tredicesima, quella che raccoglie gli atti dellattività propria della confraternita, ossia la tumulazione dei cadaveri e il suffragio dei defunti. La prima testimonianza risale al 1552, e, con una alternanza di registri per i morti di campagna e di città, giunge fino al 1942. Oltre alle generalità dei defunti, essi offrono preziose annotazioni sulle cause di morte, sulle località del ritrovamento, sui luoghi di sepoltura, consentendo così una visione diretta dei piccoli insediamenti dellagro romano e una mappa della mortalità e delle condizioni di vita su quei territori.
Questo imponente complesso documentario ha in effetti la possibilità di chiarire aspetti fondamentali del movimento confraternale post-tridentino, e consentire aperture assai consistenti sulla formazione di una psicologia, di una sensibilità religiosa che erano proprie di una struttura associativa, e insieme di una realtà sociale nel suo complesso.